1537 Prof. Giovanni Bozzetti Articoli
7 marzo, 2019

Rifiuti organici, compost e Biometano: l’economia dei rifiuti è in aumento

Nel 2017 la raccolta di umido, verde ed altre materie organiche in Italia è aumentata dell’ 1,6% arrivando così a 6,6 milioni di tonnellate, con una quota pro capite che ha raggiunto i 108 chili (con una differenza tra i 127 kg/abitante/anno per le regioni del Nord e gli 83 kg delle regioni meridionali).

I dati, diffusi dal “Consorzio italiano compostatori” (CIC) a partire dal Rapporti rifiuti ISPRA 2018, evidenziano , inoltre, che sono stati prodotti 2 milioni di tonnellate di compost e 90 milioni di metri cubi di biometano grazie al riciclo dei rifiuti organici tramite la raccolta differenziata. Quella dell’organico (umido e verde) si conferma, però, la frazione più importante per la Raccolta Differenziata nel Paese rappresentando il 40,3% di tutte le raccolte. Con l’imposizione dell’UE di rendere obbligatoria la raccolta differenziata del rifiuto organico non oltre il 2023, l’obiettivo è ora, secondo il CIC, quello di arrivare a 150 chili pro capite all’anno nel 2025.

La filiera del rifiuto organico coinvolge oggi numerose attività, dai servizi di raccolta e trasporto, ai servizi di studio, ricerca e progettazione e delle tecnologie per il trattamento del rifiuto organico. Nel 2016 il volume d’affari generato dal biowaste è stato pari a 1.8 mld euro di fatturato, mentre i posti di lavoro generati 9.800 (+9% rispetto all’anno precedente): in pratica 1,5 posti di lavoro ogni 1.000 t di rifiuto organico. L’impiantistica italiana con 338 strutture adibite ha consentito di trattare nel 2017 circa 7,4 milioni di tonnellate (+4%) considerando il trattamento, oltre all’umido e al verde, anche di altri materiali di scarto a matrice organica. Esiste, però, ancora un eccessivo squilibrio tra le varie parti d’Italia riguardo gli impianti adibiti al trattamento dei rifiuti, uno squilibrio che costringe il Centro e il Sud Italia a trasferire i propri rifiuti organici in altre regioni con enorme dispendio sia di denaro sia di CO2. Ma con una raccolta differenziata a regime in tutta Italia si potrebbe, parere degli esperti del settore, facilmente arrivare a 13.000 addetti e 2,56 mld di euro comprensivi dell’indotto generato. Promuovere le buone pratiche per la raccolta dei rifiuti organici significa, inoltre, difendere anche il suolo: il compost prodotto (il 64% da compostaggio e il restante 36% da digestione anaerobica e successivo compostaggio) si rivela essere uno strumento molto efficace contro erosione, impermeabilizzazione, perdita di materia organica, perdita di biodiversità e contaminazione. Di questo prodotto sono stati stoccati nel terreno lo scorso anno una quantità pari a 600.000 t con un risparmio di circa 3,8 milioni di tonnellate di CO2 (equivalente/anno rispetto all’avvio in discarica).

Un particolare da tenere particolarmente sottocchio dai dati appena emersi è quello legato al trattamento delle frazioni organiche selezionate con la digestione anaerobica, che nel 2017 ha trattato più del 50% dell’umido raccolto in forma differenziata permettendo, non soltanto di recuperare materia, ma anche energia: oltre al compost che si utilizza come fertilizzante naturale si ottiene, infatti, anche il biogas, che può essere trasformato in biometano per l’immissione in rete. Questo importante prodotto della filiera del riciclo organico rappresenta, oggi, una fonte di combustibile naturale nonché una preziosa ed innovativa fonte di energia rinnovabile. Tra il 2017 e il 2018 sono entrati in funzione, primi in Italia, 8 impianti consorziati CIC (di cui 2 sperimentali) in grado di produrre biometano esclusivamente dal trattamento dei rifiuti organici della raccolta differenziata urbana e di immettere il biometano nella rete nazionale o di impiegarlo per l’autotrazione. Entro il 2019 si aspettano ulteriori sviluppi per questo prodotto che potrebbe addirittura raggiungere una produzione nazionale futura pari a 200 milioni di m3. Dal primo impianto nel Centro-Sud Italia inaugurato a settembre a Rende, fino al primo distributore per automezzi del Nord a Vittorio Veneto, il biometano si candida oggi ad essere protagonista della nuova frontiera dell’economia circolare per la sua caratteristica di essere sia un biocarburante avanzato, sia una risorsa rinnovabile e naturale che rappresenta un’alternativa al gas naturale estratto da giacimenti (in quanto si ottiene, come già detto, raffinando il biogas generato dalla digestione anaerobica dei rifiuti organici). Basti pensare che dall’umido proveniente dalla raccolta differenziata di ogni cittadino si può produrre biometano sufficiente a percorrere 100 km, (che diventano 6 miliardi se contiamo l’intera popolazione italiana) con le stesse emissioni di un veicolo elettrico ed il 97% in meno di un analogo veicolo alimentato a benzina (nonché con l’assenza di particolato e la riduzione del 50% degli ossidi di azoto). Il biometano prodotto, prendendo in considerazione ad esempio il solo impianto di Rende, grazie ad un sofisticato sistema di purificazione del gas consente di alimentare fino a 4.500 autovetture (con una media di 20.000 km annui a mezzo di trasporto) oppure, se riferito a consumi domestici, di soddisfare il fabbisogno energetico annuale di circa 5.000 famiglie per approvvigionamento di gas per cucina e riscaldamento. La raccolta dell’organico risulta essere così una vera e propria risorsa per la produzione di biometano. La svolta sull’uso di tale prodotto è arrivata in Italia a marzo 2018 con l’approvazione del decreto per la promozione dell’uso del biometano nel settore dei trasporti e le agevolazioni per le imprese a forte consumo di gas naturale, che, insieme all’approvazione del nuovo pacchetto di direttive europee sull’economia circolare, permetterà di valorizzare a pieno il rifiuto organico in Italia e di accelerare il percorso che si sta costruendo verso modelli di consumo più green. Se vogliamo conseguire il traguardo di un’economia a zero emissioni nette entro il 2050, proprio dal biometano non potremo prescindere come elemento chiave, in un’ ottica di economia circolare, anche e soprattutto in termini di sostenibilità economica. Un piccolo tesoro che potrebbe, però, con la crescita del numero di impianti specializzati e di ditte coinvolte nel settore, aumentare nel prossimo futuro.

Giovanni Bozzetti