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8 gennaio, 2019

Verso un Planet Plastic: numeri impressionanti per la plastica nel mondo

Dopo una lunga analisi iniziata ormai due anni fa, è stato da poco pubblicato su Science Advances, e recentemente premiato dalla Royal Statistical Society, uno studio sulla quantità di plastica prodotta fin dall’inizio degli anni 50, ossia quando il materiale qui citato è entrato nella produzione di massa. E persino gli scienziati che hanno quantificato per la prima volta la plastica prodotta, eliminata, bruciata e portata nelle discariche sono rimasti sconvolti dall’entità di tali numeri: una quantità di plastica quasi incomprensibile per una produzione che, iniziata appena 60 anni fa, ha avuto un’accelerazione assurda fino a toccare gli 8,3 miliardi di tonnellate, la maggior parte delle quali sotto forma di prodotti monouso che si trasformano, purtroppo, rapidamente in rifiuti. Di questo numero solo il 12% è stato incenerito ma, considerando che la plastica impiega oltre 400 anni a degradarsi, risulta che la maggior parte di quella prodotta negli anni esiste ancora oggi in una qualche altra forma. Così, se continuiamo a questi ritmi, entro il 2050 ci saranno 12 miliardi di tonnellate di plastica nelle discariche. Una quantità talmente elevata e una durabilità così prolungata nel tempo che “finirebbe per incrinare qualsiasi sistema non adeguatamente preparato” secondo l’analisi dei ricercatori interessati a questa analisi globale.

Lo studio globale su tutta la plastica che l’umanità ha prodotto fino ad oggi è nato proprio dalla curiosità degli scienziati di analizzare l’enorme quantità di plastica che finisce negli oceani e i danni che essa provoca a uccelli, pesci e altri animali marini. Per arrivare alla cifra record di 8,3 miliardi di tonnellate di plastica prodotte dagli anni ’50, gli scienziati hanno compilato statistiche di produzione per resine, fibre e additivi provenienti da una varietà di fonti industriali e li hanno accorpati secondo il tipo e il settore di consumo. È così che hanno scoperto che “la produzione mondiale di materie plastiche è aumentata dai 2 milioni di tonnellate degli anni ’50 agli oltre 400 milioni di tonnellate nel 2015”, superando la maggior parte degli altri materiali creati dall’uomo, ad eccezione dei materiali che vengono utilizzati ampiamente nell’industria delle costruzioni, come l’acciaio e il cemento. Gran parte della crescita nella produzione di plastica è però legata all’aumento delle confezioni: rappresentano oltre il 40% delle plastiche non fibrorinforzate. Secondo lo studio metà delle resine e fibre utilizzate nella produzione di plastica risale agli ultimi 13 anni. La Cina, da sola, ha prodotto il 28% di queste resine a livello globale e il 68% di poliammidi, poliesteri e fibre acriliche. Una rapida accelerazione del comparto manifatturiero della plastica, che finora è grossomodo raddoppiato ogni 15 anni, superando quasi tutti gli altri materiali artificiali oggi esistenti. Con la differenza sostanziale che altri materiali sono utilizzati per durare decenni nella loro funzione originaria, come ad esempio l’acciaio ed il cemento, mentre invece metà della plastica prodotta finisce per diventare rifiuto una volta usata, e di solito sempre in meno di un anno. Inoltre degli 8,3 miliardi di tonnellate prodotti fino al 2015, 6,3 sono diventati rifiuti. Solo il 9% di questi 6,3 miliardi di tonnellate è stato però riciclato, mentre la quota più grossa, ossia il 79%, si sta accumulando nelle discariche o finendo nell’ambiente, dispersa come immondizia. A un certo punto la maggior parte di questa plastica finirà negli oceani, la meta finale. Una delle statistiche più citate, e servita come vero e proprio grido di allarme per segnalare che va fatto qualcosa, è proprio quella che, secondo le temibili previsioni, entro la metà del secolo negli oceani ci sarà più plastica che pesci.

Stiamo rapidamente andando verso un “Planet Plastic” e, se non vogliamo vivere in questo tipo di mondo, allora dobbiamo ripensare a come utilizziamo alcuni materiali, in particolare la plastica. Considerando che il 91% dei rifiuti in plastica prodotti fino al 2015 non è stato mai riciclato, oggi riuscire a gestire i rifiuti di plastica risulta un’impresa talmente enorme che richiede un approccio globale e completo in cui vengono ripensate la chimica, il design del prodotto, le strategie di riciclo e le abitudini del consumatore. Inoltre con percentuali del riciclo pari al 30% in Europa, al 25% in Cina e al 9% negli USA (fermi così dal lontano 2012) non possiamo adagiarci sulle previsioni future. “Come società dobbiamo considerare se vale la pena rinunciare a un po’ di comodità per un ambiente pulito e in salute. […] Per alcuni prodotti, estremamente problematici per l’ambiente, forse possiamo pensare a materiali differenti. O a smettere di usarli” è stata la conclusione di Roland Geyer, specializzato in ecologia industriale e leader dello studio appena descritto. Quello di Geyer  è lo stesso team di ricercatori che nel 2015 aveva condotto uno studio pubblicato su Science che aveva calcolato quanti rifiuti di plastica finiscono negli oceani: nel 2010 sarebbero stati 8 milioni di tonnellate. Ci sono settori in cui le materie plastiche sono indispensabili, soprattutto nei prodotti progettati per la durabilità. Ma credo fermamente che sia necessario guardare attentamente al nostro uso estensivo delle materie plastiche e chiederci quando l’uso di questi materiali abbia, o non abbia, senso. La “peste” della plastica non è, infatti, frutto del destino beffardo, ma la normale conseguenza della cattiva gestione, recupero, riciclo e riuso fatto fino ad oggi del materiale: se il ciclo dei rifiuti non si chiude, quindi , diventerà ancora di più un problema per tutti noi. Lo studio intitolato “Production, use, and fate of all plastics ever made” vuole essere così un punto di inizio per una futura migliore gestione dei prodotti. Solo capendo veramente il problema si può iniziare ad arginarlo ed a trovare soluzioni funzionali per risolverlo, anche perché, oltre a quella già esistente, non c’è da dimenticarsi che ogni anno che passa nuova plastica viene prodotta a ritmi assurdi per il nostro ecosistema, ormai saturo di un prodotto tanto utile quanto pericoloso. Ci troviamo ora in una situazione nella quale siamo in netto svantaggio e possiamo solo recuperare, ed in fretta.

Giovanni Bozzetti